domenica 20 febbraio 2022

Ricordi di gioventù



Complice il fatto di aver sempre fatto una scuola a maggioranza maschile (dove per maggioranza intendo che gli esemplari femminili si potevano contare sulle dita di una mano) devo dire che non mi sono mai fatto problemi a fantasticare su parecchi dei miei compagni di scuola.

Oddio, "parecchi" è un parolone: i compagni a cui ho dedicato una sega saranno stati tre, quattro al massimo ma per la morale dell'epoca per un quattordicenne di sesso maschile erano decisamente troppi.

Vorrei poter dire che il contesto scolastico ha aiutato in quella che è stata per un certo periodo di tempo la mia parentesi omosessuale, ma la verità è che io e l'omosessualità abbiamo cominciato a flirtare sin da quando avevo 8 anni (anche se questo discorso meriterebbe un post a parte).

Il primo compagno su cui ho fantasticato all'epoca era un ragazzino basso, non minuto ma neppure sovrappeso, diciamo che aveva una fisionomia abbastanza femminile con fianchi larghi e spalle strette. 

Le circostanze erano a dir poco peculiari: inutile stare a girarci attorno, mi stavo pisciando sotto e avevo bisogno di qualcosa che me lo facesse venir duro il tempo di arrivare a casa e svuotare la vescica. Non avevo una rivista porno (e anche se l'avessi avuta non avrei potuto io, minorenne e per di più circondato da persone, "leggerla"), e all'epoca non avevo abbastanza conoscenze femminili su cui fantasticare. 

Com'è come non è l'immagine della sua faccia ha fatto capolino nella mia mente. Come si suol dire "in tempo di guerra ogni buco è trincea": ho passato tutta la durata del tragitto con in testa una specie di gif mentale in cui il tizio stava con la bocca a pochi centimetri dal mio cazzo, che masturbava furiosamente prima che una serie di schizzi centrassero la bocca aperta.


Il secondo era il ragazzo a cui devo la mia introduzione alle droghe ricreative.

All'epoca la sua vita mi pareva meravigliosa: figlio di genitori divorziati, solo in casa la maggior parte del tempo, nessun rimprovero se un giorno avesse fatto sega ed una camera piena di console di videogiochi, erba e film porno.

Un giorno mi invitò a casa sua per farmi provare l'erba. La cosa mi eccitava, ma allo stesso tempo avevo paura che potesse giudicarmi in qualche modo: decisi così di presentarmi da lui con una confezione da sei di birre.

Fu la prima volta che bevvi una birra. Inutile dire che dopo la prima ero già ubriaco. 

Acchittò comunque la canna che fumammo mentre ci sparavamo un pornazzo in cui una tizia in autoreggenti e ballerine si faceva sodomizzare da un tizio ben dotato (si, faccio risalire a quel giorno la nascita per il mio feticismo preferito).

Avrai già capito: eravamo due quattordicenni, ubriachi fatti e, soprattutto arrapati: arrivare a farci una sega insieme fu solo la logica conseguenza degli eventi.

Per ovvie ragioni all'epoca non avevo visto molti cazzi dal vivo, quindi non avevo un metro (doppio senso involontario) di paragone, ma aveva un cazzo di assoluto rispetto: era una volta e mezza il mio, sia in lunghezza che in larghezza.

Ancora ho una punta di rimpianto

Saranno state la birra e la canna, sta di fatto che persi interesse per il filmino: cominciai invece a guardare il suo cazzo con la coda dell'occhio, immaginando mentre se lo smanecciava di succhiarglielo prima di farmelo mettere al culo e perdere la verginità urlando: venni immediatamente e non bastò un fazzoletto a pulirmi.

L'ultimo in ordine di tempo fu un ragazzo con cui feci giusto un'anno durante la terza superiore, poi si ritirò. 

Non ci ho mai chiacchierato molto, anche perché non avevamo molti argomenti in comune di cui parlare. E anche dal punto di vista del fascino maschile lasciava molto a desiderare: trascurato all'inverosimile nel vestiario (era impossibile vederlo vestito con qualcosa di diverso da una tuta felpata), gracile e dal carisma di una tavoletta del bagno.

Solo due cose mi colpirono di lui: il viso da angelico tontolone (altra cosa che mi fa saltare l'ormone, a prescindere dal sesso) ed una folta chioma di capelli ricci che arrivavano fino a metà schiena.

Ho perso il conto delle seghe che gli ho dedicato immaginandolo con un paio di autoreggenti nere ed un lungo filo di perle al collo mentre lo penetravo sdraiato su un fianco tirandogli su la gamba.

E questi sono i miei trascorsi di quando ho pensato stessi diventando (o prendendo atto di essere) gay. 

è stato un periodo abbastanza confuso, e direi una cazzata se dicessi che per quanto queste fantasticherie mi soddisfacessero a livello sessuale a livello mentale mi lasciavano con un bel po' di turbamenti e sensi di colpa.

A distanza di venticinque anni riconosco che me la sarei potuta anche godere di più.

Fantasticare su mia moglie

 


Con la maturità i gusti cambiano, e chi dice il contrario mente sapendo di mentire.

Questo vale anche e soprattutto per le fantasie erotiche: per dire fino a un paio di anni fa fantasticavo su mia moglie che faceva la cavallerizza su di me con il mio cazzo piantato in profondità nel culo.

Oggi mi sono scoperto a pensare che niente mi ecciterebbe più del vedere un video in cui la mia consorte, seduta con le gambe accavallate sul divano, vestita delle sole autoreggenti nere e decoltè bianche mi racconta nel dettaglio le sue esperienze saffiche più scabrose.

venerdì 4 dicembre 2020

La Loca - "Perché scelgo dei neri per amanti"

Si lo so, non è farina del mio sacco, ma ogni volta che la leggo mi vengono i brividi. 

Al giorno d'oggi l'acido 
È un passatempo modaiolo
Ma nel 1967
Mangiarlo era eucaristico 
E ci rendeva veri visionari

La mia amichetta e io salivamo di giri
E atterravamo 
In Haight
E oh yeah 
Chi Noi Fossimo I Neri Lo Sapevano
Mentre i ragazzi bianchi 
Erano fessi

Ho iniziato a San Fernando 
Mia madre nubile non mi ha abortito 
Perché Tijuana era insostenibile 
Mi hanno ficcata in una culla di invisibilità 
Nutrita al biberon di aspirina e antisettici
Per babysitter avevo tubi catodici
Sono arrivata lo stesso all'adolescenza 
Grazie a Bandini e ai nebulizzatori 

Nel 1967 ho sfondato la vetrata
Diventando reale
Ho visto Madre Terra e il Grande Fratello 
E
Ho troncato le radici che mi soffocavano nel
Cemento 
Di Sunset Boulevard 
Per fare l'autostop
Con la mia amica 
Da Berkeley a San Francisco
E abbiamo scoperto 
Che i Bongobongo erano da sballo
E invece 
I Bianchi erano fatti in batteria e
Innaffiavano i loro prati inglesi
Artificialmente con lunghi tubi verdi a 
West Los Angeles

Eccomi qua, nella Balera Avalon
In raso rosa d'annata, scamosciato e
Patchouli,
Pioniera della rivoluzione 
Sessuale

Ero la puttana del satiro, mezza donna.
E il raso rosa mi fasciava 
Ampio e floscio 
Come un intento

Mangiavo lisergico a colazione, pranzo e
Cena
Ero un vicolo cieco tra i paria 
Dell'Establishment 
E la moralità era interpretabile 

Nel mio quartiere, se scopicchiavi in giro, eri puttana 

Ma adesso diventavo un'émigrée 
Guardavo gli aerei carichi di ragazzi bianchi
Decollare dalla Hamilton High 
Erano l'avanguardia 
Della rivoluzione 
Scendevano dall'aereo
In camicie da lavoro sdrucite 
Con le maniche arrotolate 
E una Shell Oil, una Bankamericard,
Una Mastercharge nella tasca dei jeans
A nome di loro padre
Aerei carichi di rivoluzionari 
Per mattutino, citavano Marcuse e Huey Newton 
Per il vespro, ammaestravano ragazzine di 
San Fernando a
Scopare Tutti ma
Non starci coi fascisti
Guardavo gli aerei carichi di bianchi 
Decollare dalla Hamilton High 
Tutti i ragazzi del mio liceo li spedivano in Vietnam 
E io ero a Berkeley a fottere i giovanotti bianchi 
Che manifestavano per la pace
A letto, le mani pusillanimi degli antimilitarista
Mi insegnavano la filosofia marxista:
I nostri quartieri sono una condanna a morte
Questo per dare il la alla scopata e loro
Facevano politica 
Io ero un'apparizione dotata di orifizi 
Sapevo che in cuor loro erano già
Venditori di polizze 
E che tutti sarebbero morti di crisi cardiaca 
Ma glielo prendevo in bocca lo stesso perché avevo 
la consapevolezza 
Avvalorata dall'ingestione di acido 
Non ero una contadina!
Lo prendevo in bocca ai giovanotti bianchi 
Che mi infarcivano la testa di 
Comunismo
Informandomi che i poveri non avevano 
Soldi ed erano oppressi 
Certi erano Neri e Chicanos
Certe donne perfino avevano figli illegittimi 
Intanto, le mie cosce erano lucciole
Assetate di sangue 
E non ne avevano mai abbastanza di niente 
E quei comunistelli erano poco forniti 
Io avevo diciassette anni 
E volevo vedere il mondo
La mia fioritura era chimica 
Tagliai i denti sulla promiscuità e sui farmaci 
Attraversai delle alte vetrate 
E tutto diventò sibillino 
Nel 1968
Una notte
Lo sciamano mi asperse di merdasanta e uau 
Seppi
Che nel 1985
Il mondo sarebbe ancora stato bianco, antisetticamente bianco
Che l'ethos della ricchezza 
Era un'indelebile 
Fattezza da giovanotto bianco
Come gli occhi azzurri 
Che ai Volkswagoni sarebbero seguite 
Delle Ferrari 
Che sarebbero state guidate con la stessa
Spericolata arroganza la puzza sotto il naso
Alle porte di Fillmore, superganzi
Li conoscevo i tipi, li conoscevo quando tenevano i poster di Che Guevara 
sul letto
E guardavo gli occhi neri del Che tutta notte
Sdraiata sui loro letti,
Ignorata
Adesso i tipi hanno il nome sulla porta al 18° piano 
Delle torri di Encino
Hanno ex-mogli e storie di cocaina.
Anche la mia amica ha sposato un proprietario immobiliare di Van Nuys.

Nella nomenclatura teoretica dei marxisti bianchi, io ero una troia.
Le ragazze ricche le chiamavano "liberate".

Ero una femmina di San Fernando 
E i neri di San Francisco e io
Avevamo molto in comune
Gli occhi per esempio
Dilatati
Nell'opacità del "vaffanculo"
Io li vedevo e loro mi vedevano 
Non avevamo bisogno dall'oculista per capire
Ci ponevamo a vicenda su una base di
Visibilità 
E le nostre scopate 
Non erano ipotetiche 

Adesso che ero mondana
Volevo correggere 
I nervosi occhi azzurri che si alzavano in volo da
Brentwood
Per vedere Hendrix
Ma quando li fissavo
Subito si sfuocavano 
E diventavano sempre più chiari 
E
Niente di strano che Malcom li chiamasse Diavoli.


            

mercoledì 2 dicembre 2020

pensierino serale

Perché?

No, io adesso pretendo che tu mi dica perché devo essere per forza social: per farmi mettere un "mi piace" da qualcuno che Facebook dice che è mio amico? Ma se metà di quelli che conosco è gente che avrei volentieri crivellato di colpi già alle medie, se solo le leggi sulla compravendita delle armi fossero permissive come in America.

Io voglio un (a)social network: mi faccio i cazzi miei e dico quello che penso, e se a te non piace quello che dico hai il mio rispetto, ma prego vai pure: la strada per andare a fanculo ormai la conoscono tutti.

martedì 1 dicembre 2020

Can Che Non Abbaia Ti Rompe Il Culo


C'è un particolare gruppo etno-sociale che non mi vergogno ad ammettere che causa profondi disturbi gastro intestinali ogni fottuta volta che lo vedo in azione: parlo del coatto.

Attenzione: non il coatto portato alle luci della ribalta da Tommaso Zanello più di vent'anni fa, ma il coatto che si atteggia a boss, quello che a cui tutto è permesso, quello che sta sopra tutti. Il prepotente, insomma.

Di contro c'è un'altra categoria che ammiro: quella umile, educata, ma che è bene non fare incazzare. Io li chiamo i Cani Che Non Abbaiano. Ammirazione miscelata (lo ammetto) con un po' di timore, perché non sai mai se la persona gentile che hai davanti possa essere una di loro.

Esempio:

Qualche anno fa mi ritrovavo per lavoro a girare per il Trullo, quartiere di roma al terzo posto a pari (de)merito con Corviale nella classifica dei quartieri più insicuri della capitale, in cui i coatti abbondano. 

Mi stavo facendo i fatti miei quando assisto ad una manovra a dir poco azzardata da parte di una Golf che tagliò la strada ad una vecchia Panda per poi inchiodare. La conducente della Panda, una ragazza che a occhio non avrà avuto più di vent'anni, non fece in tempo a frenare a sua volta e lo tamponò. 

Immediatamente dalla Golf scese quello che io chiamo C.D.M. (Coatto Di Merda), inveendo contro gli avi della ragazza fino alla settima generazione. 

Già il fatto che stava accusando la ragazza chiamandola con epiteti che non destinerei alla peggior figavendola sifilitica e consapevole di esserlo mi stava facendo salire la pressione, ma quando vedendo che la ragazza in questione era grande a malapena un decimo del suo braccio e ha cominciato a farsi ancora più grosso minacciandola (giuro) di spaccarle tutti i denti, beh, non sono un cavaliere (ammetto anzi di essere un mezzo cagasotto), ma ero seriamente intenzionato a sfruttare il lieve difetto ai freni di quella che all'epoca era la mia macchina per infliggere qualche serio trauma ortopedico al tizio.

se non che dal pandino, con un'espressione annoiata del tipo "che palle, sempre la stessa storia" la ragazza usci impugnando un tubolock: un'arma non convenzionale in grado di costringerti a portare la dentiera per il resto della tua vita e che a volte viene usata anche come blocca sterzo.

Mi sono gustato la scena quando il C.D.M. da paonazzo divenne pallido come un cero e la sua voce da tonante divenne il miagolio lamentoso di un gattino:

C.D.M.: -ma... che ci devi fare col bloccasterzo?-

Ragazza Del Pandino: - mi hai tagliato la strada e hai inchiodato senza lasciarmi lo spazio per frenare; sei sceso e appena hai visto che ero una ragazza hai minacciato di mettermi le mani addosso... -

La Ragazza Del Pandino lo fissò dritto negli occhi, fredda come Daenerys Targaryen quando le ammazzano il fratello, portandosi il blocca sterzo all'altezza della spalla, poi ridusse gli occhi a due fessure.

Ragazza Del Pandino: - ...secondo te cosa ci dovrei fare? -

Il C.D.M., senza dire una parola, salì in macchina e scappò, mentre una piccola folla gli gridava ridendo "MERDA!"

Quella si e fu una constatazione amichevole.